Ieri l’addio al prof. Pino Paioni, un pilastro dell’Ateneo

Si sono svolti ieri pomeriggio nella Cattedrale di Urbino i funerali del professor Giuseppe “Pino” Paioni, spentosi a 93 anni dopo una vita intrecciata alla storia dell’Università ducale, alla figura di Carlo Bo e a un florido percorso che affiancò l’ateneo alla cultura italiana. Da qualche anno era sempre più difficile incontrare lungo le vie della città la figura imponente e austera che pure lo distingueva nella discrezione. “Io amo la segretezza. Nei vicoli cammino nella zona dove c’è l’ombra”, diceva, “ e amo la nebbia perché mi consente di ragionare meglio”.

Nato a Pennabilli nel 1920, Paioni dovette interrompere gli studi alla Sapienza per contribuire alla lotta partigiana a ridosso della Linea Gotica. A fine guerra si laureò in lettere a Urbino per poi intraprendere una rapida carriera nella docenza ricoprendo vari incarichi nei settori della Linguistica e della Filologia Romanza. Negli anni Sessanta fu una figura cardine della Facoltà di Sociologia e il decennio successivo ne consacrò lo spessore internazionale con l’inizio dei corsi del Centro Internazionale di Semiotica, avviati da Paioni assieme a Paolo Fabbri e Carlo Bo dopo l’esperienza alla Sorbona con Roland Barthes.

Da allora Urbino si insediò stabilmente al centro dell’attenzione internazionale grazie alle prestigiose figure ospitate dal Centro, specie durante le sessioni estive, raccolte in gran parte nella collana “Documenti di lavoro e pre-pubblicazioni”, giunta a più di trecento firme monografiche tra le quali Umberto Eco, Michel Jacob, Jean Baudrillard e tanti altri. Tra le sue opere si annoverano saggi di semiotica poetica, “I proverbi di Villon” (1971); “Ungaretti, la voce e la scrittura” (1981), di narratologia (“Le maschere e il racconto”, 1980): di semiotica della cultura (“La voce e la scrittura”, 1986); di semiotica discorsiva (“Preliminari all’analisi del discorso politico”, 1987); di semiotica non verbale (“Geste et langage: perspectives semiotiques”, 1991; “Figure del silenzio”, 1998) che gli valsero nel 1998 il premio conferitogli dallo IAVS (International Association for Visual Semiotics, fondata nel 1988 a Blois, Francia) per l’attività di ricerca ed editoriale svolta, fino alla consacrazione del “suo” ateneo che gli conferì nel 2000 la Laurea ad Honorem in Sociologia dalle mani di Carlo Bo. Il giusto riconoscimento che consacrava un’intera vita dedicata allo studio e alla ricerca. Per Urbino una biografia da consegnare alla storia.

“il Resto del  Carlino”, 24 novembre 2013