Fondazione

FONDAZIONE CARLO E MARISE BO PER LA LETTERATURA EURAPEA MODERNA E CONTEMPORANEA E.T.S.

La Fondazione Carlo e Marise Bo è stata costituita il 3 febbraio 2000,  promossa da Carlo Bo stesso, dall’Ateneo Urbinate, dal Comune di Urbino e dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Pesaro.

La sua principale finalità è di conservare e potenziare la biblioteca di Carlo Bo, anche con l’aggregazione di archivi letterari e storici di particolare rilevanza, favorendo lo studio delle letterature e culture moderne e contemporanee.

La scelta di creare una fondazione, fortemente voluta da Carlo Bo stesso e tenacemente perseguita poi dai rettori susseguiti a Carlo Bo, Giovanni Bogliolo, Stefano Pivato, Vilberto Stocchi e l’attuale rettore, Giorgio Calcagnini, appare determinante sotto almeno quattro aspetti.

In primo luogo, essa dovrebbe garantire nel tempo la conservazione del carattere unitario della biblioteca e la sua autonomia gestionale proteggendola da ogni rischio di smembramento o snaturamento.

In secondo luogo promette di assicurarne, attraverso i propri organi scientifici, una crescita coerente con la sua vocazione e missione.

Terzo, colloca il funzionamento, le attività e lo sviluppo all’interno di un programma culturale e scientifico di notevole respiro: la biblioteca si ritroverà al centro di ricchi flussi di circolazione e scambio di conoscenze, che da essa trarranno forza propulsiva e che nel contempo l’aiuteranno a orientarsi, a migliorare la sua capacità di presidio bibliografico e di accesso alle fonti che documentano l’avanzamento della ricerca nei settori di competenza.

Quarto, la Fondazione, nella quale l’Ateneo Urbinate mantiene una posizione preminente, può contribuire a radicare nel Montefeltro forme di cooperazione culturale tra più soggetti e coinvolgere altri operatori a sostegno di attività che presentano anche un evidente rilievo economico per il territorio; parallelamente, la Fondazione può custodire e mantenere vivo quel legame culturale e affettivo con Urbino che Carlo Bo ha gelosamente coltivato per più di cinquant’anni e che è elemento identitario irrinunciabile per la città, oltre che per l’Università che nel 2003 ha reso il suo nome.