Quando si è passato gran parte del secolo a scrutare e ad approfondire la successione dei movimenti letterari si finisce per avere due o tre punti stabili di riferimento che assumono di per se stessi un peso maggiore e si trasformano in criteri di giudizio. Se mi rifaccio alla mia esperienza personale devo dire senza dubbi che uno di questi è rappresentato dall’opera di Mario Luzi. La nostra storia, fatta di scambi continui di sollecitazioni e di suggerimenti è cominciata molti anni fa nel 1935, quando Luzi pubblicò a sue spese per l’editore Guanda il suo primo libro, La barca. Soltanto dal punto di vista quantitativo quell’opera, iniziata in sordina e nella quasi generale distrazione del tempo, ha assunto col passare degli anni delle proporzioni gigantesche, quali sono testimoniate dal volume appena uscito nei “Meridiani” di Mondadori, magistralmente curato da un giovane studioso genovese, Stefano Verdino: L’opera poetica(Mondadori, Milano 1998, pp. 1908). La presenza di Verdino è di per sé molto significativa perché egli fa parte di quel foltissimo gruppo di ammiratori e, se così possiamo dire, di discepoli che Mario Luzi vanta in tante città, dell’Italia e all’estero. Si tratta come si vede di una costruzione meditata e lenta, sempre a stretto contatto con avvenimenti capitali del nostro tempo. Quando Luzi ha cominciato, il giuoco della poesia era fatto da grandi poeti come D’Annunzio, che sarebbe morto poco tempo dopo, da Ungaretti, che per certi versi era un po’ il nostro Mallarmé, da Cardarelli, da Saba, da Quasimodo e in modo particolare da Montale. Come si vede non era né facile né semplice inserirsi in una partita di così alti campioni e tuttavia a Luzi riuscì di farsi vedere con i suoi tratti già ben formati e con la sua voce originale. In una recente graduatoria di primati nel campo della poesia e della critica il nome di Luzi era allegramente saltato e dimenticato per lasciare il posto a persone di molto minor peso intellettuale, poetico e critico.
Per un altro critico si era trovata una giustificazione della sua assenza del tutto superficiale e casuale, mentre per Luzi valeva soltanto la regola altezzosa del silenzio, eppure in quel grande libro delle opere complete di Luzi, la speculazione critica raggiunge dei livelli altissimi, basterebbe citare i suoi due studi giovanili su François Mauriac e su Mallarmé. Non si dice questo per gusto facile di polemica, ma per senso di giustizia, dal momento che nell’opera di Luzi sarebbe molto arduo cercare delle pause di pura dilettazione o di esercizi retorici.
Ma già con questo libro riservato alla poesia il lettore può avere un’idea della forza creatrice della sua poesia e della partecipazione morale alle ragioni e alle tragedie del nostro tempo. Tenendo conto di queste minime e indispensabili annotazioni lo stesso panorama della poesia e della cultura italiana è cambiato forse radicalmente da quello degli anni trenta in cui Luzi cominciava a muovere i suoi primi passi, così cauti e prudenti. Un mutamento non dovuto tanto a una presa di posizione polemicamente netta e assoluta come è stato il caso di Pier Paolo Pasolini, bensì di un mutamento costantemente sorvegliato e approfondito, riuscendo così a non rompere i rapporti con la grande tradizione italiana, cominciando da Dante per arrivare agli scavi montaliani senza per questo trascurare i fruttuosi e illuminanti rapporti con gli stranieri.
Infine tutto converge verso un punto più alto che non ha nulla a che fare con l’idea della letteratura prediletta dai professori e soprattutto dagli ideologi che amano contrabbandare per critica le loro passioni e i loro interessi pratici. E qui forse sta la ragione perché molto spesso e molto ingiustamente si cerchi di cancellare e di dimenticare un’opera così importante che senza alcun dubbio ha contribuito a formare la coscienza del nostro tempo.
— Carlo Bo, 1998
da: Carlo Bo, Scritti su Mario Luzi, a cura di Stefano Verdino
Edizioni San Marco dei Giustiniani, Genova 2004
Mario Luzi il 20 ottobre 2004 ha compiuto novanta anni.
Il 14 ottobre il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi lo ha nominato senatore a vita.
La Fondazione Carlo e Marise Bo gli porge i più vivi auguri.