Salvatore Settis: Destini dell’arte classica

1. La metamorfosi del gusto
2. I musei d’arte antica

Aula Magna
Dipartimento di Studi Internazionali
Storia Lingue Culture
Collegio Raffaello,
Piazza della Repubblica 15, 2° piano
Urbino, 5 – 6 dicembre 2013

 

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Giovedì 5 Dicembre 2013, ore 17

Saluto di Stefano Pivato
Presidente della Fondazione Carlo e Marise Bo

Saluto di Vittorio Bo
Direttore Scientifico della Fondazione Carlo e Marise Bo

ore 17.30
Prima lezione

Destini dell’arte classica
1. La metamorfosi del gusto

Nella prima grande storia dell’arte antica, pubblicata da Winckelmann nel 1764, si fissarono le coordinate culturali che, anche attraverso l’arte neoclassica, fecero della classicità greco-romana la misura suprema del gusto nell’Europa colta, e contribuirono a fare della civiltà greca e romana l’asse portante dell’educazione delle élites. Nel corso del Novecento, tuttavia, nuovi pensieri e nuove scoperte portarono a modificare profondamente i parametri di giudizio che Winckelmann sembrava aver fissato per sempre. Tre punti verranno affrontati in particolare in questa lezione: il rapporto fra originali greci e copie di età romana; la scoperta della policromia dell’antica scultura in marmo; infine, l’irruzione sulla scena di un gran numero di bronzi greci. Queste nuove scoperte, che allontanano l’arte antica dall’immagine che ne aveva forgiato Winckelmann, la renderanno più vicina alla sensibilità del nostro secolo?
È intorno a questa domanda che verrà costruita questa lezione.

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Venerdì 6 dicembre 2013, ore 11
Seconda Lezione

Destini dell’arte classica
2. I musei d’arte antica

L’istituzione – museo ha una vita molto breve (meno di tre secoli); ha avuto una data di nascita, e potrebbe avere una data di scadenza, visto che i sintomi di crisi non mancano.
I musei di arte antica (greca e romana) sono forse il punto più sensibile di questa crisi, e non è per caso: perché l’istituzione – museo nacque come evoluzione delle collezioni messe insieme da principi, papi, cardinali, dotti, mercanti; e queste collezioni furono al principio collezioni di sculture antiche.
Fu per impedirne o rallentarne l’esportazione che nacquero le prime norme di tutela, a Roma e più tardi a Napoli e altrove; e i musei ebbero una funzione insieme educativa, civica e patrimoniale. Ma che cosa accade oggi, con il calo di attenzione per la cultura classica? Che cosa accadrà domani, via via che la cultura greca e latina si allontanano dall’orizzonte culturale della nostra società e restano confinate a ristretti gruppi di specialisti? Quale sarà la funzione dei musei di arte classica nel futuro? Diventeranno, come sempre più spesso accade, l’immobile, passivo scenario di mostre di arte contemporanea?
O sapranno trovare una nuova strada, e quale?


Il “classico” potrebbe a buon diritto essere ancora oggetto di attenzione e di studio, e avrebbe senso riproporlo, anche nella scuola, non più come immobile e privilegiato gergo delle élite, ma come efficace chiave d’accesso alla molteplicità delle culture del mondo contemporaneo, come aiuto a intendere il loro processo di mutuo interpenetrarsi. Il “classico”, piuttosto che modello immutabile, ridiventerebbe quello che altre volte è stato, lo stimolo a un serrato confronto non solo fra Antichi e moderni, ma anche fra le culture “nostre” e le “altre”: un confronto sempre giocato in funzione del presente, e sempre con lo scontro, a volte assai aspro, fra opposte interpretazioni non solo del passato, ma del futuro.

Salvatore Settis, Futuro del “classico”, 2004, pp.123-124


Biografia di Salvatore Settis

Salvatore Settis, archeologo e storico dell’arte, dal 1976 – 1985 è stato ordinario di Archeologia greca e romana presso la Scuola Normale Superiore di Pisa della quale, dal 1999 al 2010, è stato Direttore. Precedentemente aveva diretto a Los Angeles il Getty Research Institute. Dal 2007 al 2009 è stato presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali ed è tra i fondatori dell’European Research Council.

È membro dell’Accademia dei Lincei, dell’Accademia delle Scienze di Torino, dell’Istituto Veneto, dell’American Philosophical Society di Philadelphia, dell’American Academy of Arts and Sciences e delle Accademie di Francia, di Berlino, di Baviera e del Belgio. Ha tenuto le Isaiah Berlin Lectures all’Ashmolean Museum di Oxford e le Mellon Lectures alla National Gallery di Washington, e ha avuto la Cátedra del Museo del Prado a Madrid. È presidente del Consiglio Scientifico del Louvre.

Pubblicazioni

Pubblicazioni su temi di storia dell’arte antica:
Saggio sull’Afrodite Urania di Fidia , Pisa 1966; La Colonna Traiana, Torino 1988; Laocoonte. Fama e stile , Roma 1999; Le pareti ingannevoli. La Villa di Livia e la pittura di giardino, Milano 2002; Artemidoro. Un papiro dal I al XXI secolo, Torino 2009, e post-antica: La «Tempesta» interpretata. Giorgione, i committenti, il soggetto , Torino 1978; Artisti e committenti tra Quattro e Cinquecento, Torino 2010.

Pubblicazioni di orientamento e di politica culturale:
Italia S.p.A. – L’assalto al patrimonio culturale, Torino 2002; Futuro del “classico”, Torino 2004; Battaglie senza eroi. I beni culturali fra istituzioni e profitto, Milano 2005; Paesaggio costituzione cemento. La battaglia per l’ambiente contro il degrado civile, Torino 2010; Azione popolare. Cittadini per il bene comune, Torino 2012.

Ha curato alcune opere collettive fra cui Memoria dell’Antico nell’arte italiana, voll. 1-3, Torino 1984-86, Storia della Calabria antica, Roma 1987-1991, Civiltà dei Romani, Milano 1990-1994, I Greci. Storia, arte, cultura, società, voll. 1-6, Torino 1995-2002. Per l’editore Panini dirige la collana Mirabilia Italiae.